martedì 18 marzo 2008

La certezza della pena



Tutti i leader politici impegnati nella campagna elettorale usano sempre più spesso questa formula: certezza della pena. Certi siamo tutti d’accordo fin che ciò non si tramuti in uno slogan elettorale e basta, in uno slogan acchiappa voti.
Sembra che lo Stato voglia nascondere la sofferenza della società dentro le carceri e i detenuti paiono trasformarsi nei simboli di una vendetta sociale. Certezza della pena per noi Sinistra Arcobaleno vuol dire efficienza della giustizia ma allo stesso tempo tutela dei diritti dei detenuti.
Bisogna stare attenti a questo macabro gioco. I vari Calderoli, Fini, Maroni, richiedono delle misure estreme per una vita serena e tranquilla, delle misure però che si distaccano sempre più dalle garanzie costituzionali. Mi chiedo come per esempio i leghisti, i fascisti e i nuovi democratici riescano a parlare di castrazione chimica come unica soluzione al problema della pedofilia.. mi viene in mente la famosa frase tolleranza zero!! Se non sbaglio però alla tolleranza zero si accompagna sempre una perdita di diritti, anche quelli minimi, e si producono ossessionanti messaggi terroristici che creano masse di nemici della società. Ma chi sono poi questi nemici? Sono le vittime della povertà, gli abitanti delle periferie. Le vittime del degrado sociale e psicologico, sono coloro che più facilmente diventano capri espiatori.
Perché non sento più parlare di risocializzazione dei carcerati? Perché si sente sempre che la "galera è la migliore scuola per diventare delinquenti veri?". Credo che la formula che appare sia questa: meno diritti per i detenuti = più degrado sociale.
Spero che prima o poi le istituzioni ma noi tutti ci rendiamo conto che prima di ogni cosa ci sono i diritti soggettivi. Diritti che non devono essere violati solo per appagare quella fame di giustizia-vendetta che sta sorgendo nella nostra società. Basta con il panico del delinquente. Basta con il carcere che diventa un inferno. È ora di cercare di reintrodurre nella società chi ha sbagliato, è il momento di capire che se si violano i diritti all’interno del carcere si violano i diritti di tutti. È ora di uscire dall’inferno… sia dentro che fuori.

Anna Arca Sedda

1 commento:

Anonimo ha detto...

Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza

però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni