Nel 1908 a New York, nei giorni che precedettero l’8 marzo, le 129 operaie dell'industria tessile Cotton iniziarono una serie di proteste per denunciare la loro pietosa situazione lavorativa. Le proteste proseguirono per alcuni giorni, fino a che l'8 marzo Mr Johson, proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Venne appiccato fuoco allo stabilimento. Le 129 operaie prigioniere delle fiamme non ebbero scampo. E’ la ricorrenza di un grave fatto di cronaca avvenuto negli Stati Uniti. La notizia era stata elaborata dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda ma recentemente riportata come vera origine della festa della donna di cui il fiore della mimosa è diventato il suo simbolo.
Ora per non dimenticare si cerca di rendere noto questo evento storico, emblema di indifferenza e crudeltà a danno di lavoratori, in questo caso operaie. E’ passato un secolo... e cosa è cambiato? Ora cosa ci rimane delle nostre lotte per raggiungere anche solo il diritto di una serena vita lavorativa?
Eppure le leggi ci sono, e sono attente alla salvaguardia della salute della lavoratrice ad es. se in gravidanza. L’ordinamento in questione vieta il lavoro delle donne nei due mesi precedenti e nei tre successivi alla data del parto e consente l’assenza dal lavoro con conservazione del posto per i sei mesi che seguono l’ astensione obbligatoria. L’ indennità di maternità è stata in seguito prevista per le lavoratrici autonome e per le libere professioniste.
Ma è inutile negare la selezione di un datore di lavoro tra due possibili dipendenti: l’ assunzione di una donna viene ancora oggi concepita come un rischio e una minaccia al profitto di una qualsiasi azienda.
A tutto ciò contribuisce l’immagine femminile trasmessa dai mezzi televisivi e dalla carta stampata, immagine di una donna arcaica, superficiale e ridicola, ha un ruolo marginale non solo numericamente ma dal punto di vista dalla qualità e della varietà dei ruoli svolti, di solito relegate al ruolo di esecutrici di opere altrui.
Nonostante questo, credo che a volte siamo noi stesse a penalizzarci non solo più come lavoratrici ma come persone con una dignità.
La festa della donna è un riconoscimento a noi stesse, alla nostra forza troppe volte soffocata, alla nostra inventiva sottovalutata in vari ambiti, ma sopratutto alla nostra femminilità.
Ester Loriga
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