Sgobio, «Non c’è limite all’impudenza, si ricordi della Thyssen»
Questa vigilia di Pasqua è orribilmente segnata da altre, tragiche morti sul lavoro.A Verona un uomo di 58 anni, impegnato in un cantiere edile, è stato travolto da una ruspa sulla quale stava lavorando.
Nel teramano un 30enne stava lavorando in azienda quando un braccio robotico gli ha improvvisamente schiacciato l'addome, uccidendolo. Un altro giovane, anche lui di 30 anni, uno stuntman che, ironia della sorte, doveva simulare un indicente mortale sul lavoro, lanciandosi nel vuoto poi non si è più rialzato.Un bollettino di guerra? No, scene di vita, e di morte, quotidiana.E di fronte a queste tragedie ci sono responsabilità precise: quelle dei padroni che non rispettano gli standard sicurezza mettendo i lavoratori nella condizione di rischiare quotidianamente la propria vita, e quelle, altrettanto gravi di chi alza le spalle, liquidando la questione a «tragiche fatalità».
Ma c'è anche chi dice, testualmente, «Formazione e prevenzione, è questo il grande lavoro che si deve fare per combattere il fenomeno degli infortuni sul lavoro, anche perché molti incidenti capitano per un comportamento colpevole degli interessati», che tradotto significa «sei morto? E' colpa tua». Ebbene questo è stato il modo in cui Silvio Berlusconi ha spiegato i suoi programmi in materia di infortuni sul lavoro, senza ritegno e senza pudore.
«Non c’è proprio limite all’impudenza». E' il duro commento di Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera ed esponente de La Sinistra L’Arcobaleno, per il quale «Berlusconi, non pago delle figuracce collezionate in tema di precarietà, grazie a battute di cattivo gusto sulla condizione di sofferenza ed incertezza sul futuro che essa genera nelle giovani generazioni, ora tocca il picco dell’insulsaggine: “se capitano gli incidenti nei luoghi di lavoro è anche colpa dei lavoratori”, dice il Cavaliere. Si ricordi della tragedia della Thyssenkrupp, che costò la vita a dei lavoratori, bruciati vivi nell’estremo tentativo di salvare i propri compagni da un destino tragicamente già scritto a causa di norme disattese dai vertici della propria azienda!».
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