Per la scuola e l’università italiane questi ultimi due mesi sono stati convulsi e difficili.
Tra le mille notizie che rimbombano ogni giorno poche si concentrano sulle schifezze che si celano dietro i tagli pubblici sulle università e la ricerca italiana.
In Italia c’è un problema grave , quello del baronato. Per baronato si intende un sistema di potere gestito da alcuni docenti che in combutta con i poteri forti gestiscono le università italiane producendo sprechi e disagi agli studenti.
Pochi giorni fa è spuntata fuori una classifica interessante che indicava una lista di atenei italiani collocando quello di Sassari ai primi posti fra gli atenei italiani colpito da questa grave malattia, la malattia del baronato. I baroni di alcune università italiane sentono l’esigenza di difendersi e proteggere i loro privilegi, ed ecco che magicamente qualche giorno dopo questa indegna riforma della scuola spunta fuori l’ AQUIS.
L’ AQUIS è una associazione composta dai rettori di alcuni atenei italiani che hanno i bilanci apposto e che con l’approvazione della CONFINDUSTRIA hanno stabilito un piano per lanciare le proprie università verso l’estero con l’intento di primeggiare nel mercato internazionale. Dove sta il problema??
Il problema consiste nel fatto che in Italia c’è una legge che tende a tutelare le università ricche ossia quelle università che hanno i bilanci apposto e , questa legge, premia con ingenti somme di denaro tali facoltà. In Sardegna le università non vivono certo nell’oro, e per nostra sfortuna i rettori degli atenei sardi non sono nell’AQUIS e non possono godere degli stessi privilegi di altri atenei italiani. L’AQUIS si contrappone poi alla CRUI che è , invece , la conferenza dei rettori delle università italiane; la CRUI con la nascita della più simpatica AQUIS non godrà più della stessa autorevolezza di prima.
Per farla breve: il capitalismo italiano snobberà le facoltà povere a vantaggio di quelle che sono associate nell’AQUIS.
Arrivata poi la Gelmini tutto questo subisce un ulteriore involuzione. Essendoci dai prossimi anni un taglio deciso dei contributi economici destinati agli atenei italiani, le uniche facoltà degne di sopravvivere saranno quelle dove il baronato e la Confindustria primeggiano.
Noi studenti sardi possiamo sopportare questa ingiustizia? Noi studenti sardi possiamo permettere che le nostre università chiudano? Noi studenti sardi possiamo permettere che un domani ci siano nostri coetanei più fortunati che possono studiare e altri che invece dovranno rimanere a casa dopo il diploma perché sarebbe troppo costoso partire dalla nostra terra? L’opposizione e il futuro è solo nelle nostre mani.
Fgci Alghero
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