Un'altra splendida giornata di lotta ha animato gli atenei italiani. Oggi una lotta forse più consapevole e strutturata dei primi enormi splendidi afflati di ribellione delle scorse settimane. Un'azione più consapevole, per aver compreso che la lotta paga, giacche si è riusciti, attraverso la grande mobilitazione che l'onda ha prodotto fin qui, quantomeno a procrastinare nel tempo quel famigerato provvedimento che rappresenterà la morte dell'università italiana e a far traballare pesantemente le stanze del Ministero ed il sorriso finto di Maria Stella. Ed una consapevolezza più strutturata politicamente, perché le tante assemblee, le discussioni, i volantinaggi dell'ultimo mese stanno iniziando ad avere l'effetto sperato, cioè quello di tessere le maglie della protesta attorno ad un progetto politico definito, ad un'analisi approfondita che riesca a costruire un modello di istruzione altro, che risponda davvero al dettato costituzionale secondo il quale la formazione individuale e collettiva dei giovani dev'essere occasione di emancipazione dallo sfruttamento e di arricchimento culturale e quindi sociale.
A Cosenza, a Reggio Calabria, a Messina, ed in tutta Italia, gli universitari hanno dimostrato che davvero la lotta è solo all'inizio. Anche in territori difficili, come quelli meridionali, dove le comunità sono afflitte dal bisogno ed uscire allo scoperto opponendosi a provvedimenti governativi può davvero diventare occasione di discriminazione politica o di esclusione sociale, il mondo dell'università riesce ad intelaiare la struttura della protesta attraverso uno stretto rapporto con i territori che vivono intorno agli atenei e con il mondo della scuola, partecipe anch'esso, in qualche caso egemone, del movimento studentesco.
Un partecipato sit-in a Reggio Calabria, organizzato dal collettivo interfacoltà UNIRC, uno splendido corteo per le vie cittadine a Cosenza, dove l'Università è già occupata da giorni, ed un altrettanto partecipato corteo studentesco a Messina, culminato con l'occupazione, pacifica ma convinta, del Rettorato.
La convergenza, nell'analisi del movimento, è indirizzata ovviamente verso il grande appuntamento nazionale del prossimo 14 novembre, un'ulteriore grande occasione per dimostrare, attraverso una protesta pacifica ma assolutamente determinata, quanto grande e diffusa sia l'opposizione sociale nel Paese ai provvedimenti che il governo, spavaldamente prima e più subdolamente adesso, sta mettendo in campo. D'altra parte la consapevolezza politica che la richiesta di un referndum abrogativo, pur necessaria, non è assolutamente sufficiente a rappresentare l'alternatività che questo movimento sta esprimendo. E' il disegno politico complessivo che il Governo propone a rappresentare un ostacolo all'espressione e all'emancipazione dei milioni e milioni di cittadini che in questi giorni sono scesi in piazza. Ed è dunque compito di tutto il movimento, indirizzare, in questa fase, le proprie energie verso un opposizione più politica e meno vertenziale verso il blocco sociale delle destre al Governo. La precarietà, la frantumazione del contratto nazionale di lavoro, il federalismo con la fine del principio costituzionale di solidarietà nazionale, i provvedimenti razzisti e xenofobi, le regole perverse del mercatismo e dell'imperialismo fondate sulla massimizzazione dello sfruttamento, sulla competizione sociale e sulla lotta tra poveri. E' tutto questo che non va, tutta l'impostazione ideologica che sta dietro alla controriforma dell'istruzione.
Gli studenti oggi sono forse consapevoli che la Ministra in realtà è solo un burattino patinato in mano ad un mostro molto più potente. I lunghi tentacoli del neoliberismo straccione, che vorrebbero distruggere oggi perfino ogni minimo barlume di coscienza collettiva ed annientare lo spirito critico di ogni giovane, sono stati svelati e messi in luce. La crisi economica, che forse da un lato ha determinato la necessità di un'accelerazione da parte di questo sistema nel reperire maggiori risorse economiche succhiando dallo stato sociale i fondi per coprire gli enormi buchi finanziari prodotti attraverso lo sfruttamento, ha risvegliato, forse ancora in parte, anche la coscienza collettiva delle comunità. Il re è nudo! Ed è oggi compito di ogni cittadino provare a spodestarlo! Compito degli studenti, e dei giovani in generale, è quello di riprendersi il futuro. Di poter ritornare a pensare a lungo e a medio termine, senza dover essere costretti ad abbassare la testa per arrivare a fine mese, ad avere la possibilità di non guardare al compagno di banco o al collega di corso come un soggetto in competizione ma come un possibile compagno di lotta!
E' questa la grande sfida che il 7 novembre ci lancia. Una sfida da raccogliere con l'impegno di chi non sarà mai un fannullone, per riportarlo in piazza tra sette giorni, il 14 novembre a Roma!
L'onda deve andare oltre, davvero oltre! Rompere gli argini dai quali si è generata e diventare Rivoluzione!
Stefano Perri, Coordinamento Nazionale FGCI
A Cosenza, a Reggio Calabria, a Messina, ed in tutta Italia, gli universitari hanno dimostrato che davvero la lotta è solo all'inizio. Anche in territori difficili, come quelli meridionali, dove le comunità sono afflitte dal bisogno ed uscire allo scoperto opponendosi a provvedimenti governativi può davvero diventare occasione di discriminazione politica o di esclusione sociale, il mondo dell'università riesce ad intelaiare la struttura della protesta attraverso uno stretto rapporto con i territori che vivono intorno agli atenei e con il mondo della scuola, partecipe anch'esso, in qualche caso egemone, del movimento studentesco.
Un partecipato sit-in a Reggio Calabria, organizzato dal collettivo interfacoltà UNIRC, uno splendido corteo per le vie cittadine a Cosenza, dove l'Università è già occupata da giorni, ed un altrettanto partecipato corteo studentesco a Messina, culminato con l'occupazione, pacifica ma convinta, del Rettorato.
La convergenza, nell'analisi del movimento, è indirizzata ovviamente verso il grande appuntamento nazionale del prossimo 14 novembre, un'ulteriore grande occasione per dimostrare, attraverso una protesta pacifica ma assolutamente determinata, quanto grande e diffusa sia l'opposizione sociale nel Paese ai provvedimenti che il governo, spavaldamente prima e più subdolamente adesso, sta mettendo in campo. D'altra parte la consapevolezza politica che la richiesta di un referndum abrogativo, pur necessaria, non è assolutamente sufficiente a rappresentare l'alternatività che questo movimento sta esprimendo. E' il disegno politico complessivo che il Governo propone a rappresentare un ostacolo all'espressione e all'emancipazione dei milioni e milioni di cittadini che in questi giorni sono scesi in piazza. Ed è dunque compito di tutto il movimento, indirizzare, in questa fase, le proprie energie verso un opposizione più politica e meno vertenziale verso il blocco sociale delle destre al Governo. La precarietà, la frantumazione del contratto nazionale di lavoro, il federalismo con la fine del principio costituzionale di solidarietà nazionale, i provvedimenti razzisti e xenofobi, le regole perverse del mercatismo e dell'imperialismo fondate sulla massimizzazione dello sfruttamento, sulla competizione sociale e sulla lotta tra poveri. E' tutto questo che non va, tutta l'impostazione ideologica che sta dietro alla controriforma dell'istruzione.
Gli studenti oggi sono forse consapevoli che la Ministra in realtà è solo un burattino patinato in mano ad un mostro molto più potente. I lunghi tentacoli del neoliberismo straccione, che vorrebbero distruggere oggi perfino ogni minimo barlume di coscienza collettiva ed annientare lo spirito critico di ogni giovane, sono stati svelati e messi in luce. La crisi economica, che forse da un lato ha determinato la necessità di un'accelerazione da parte di questo sistema nel reperire maggiori risorse economiche succhiando dallo stato sociale i fondi per coprire gli enormi buchi finanziari prodotti attraverso lo sfruttamento, ha risvegliato, forse ancora in parte, anche la coscienza collettiva delle comunità. Il re è nudo! Ed è oggi compito di ogni cittadino provare a spodestarlo! Compito degli studenti, e dei giovani in generale, è quello di riprendersi il futuro. Di poter ritornare a pensare a lungo e a medio termine, senza dover essere costretti ad abbassare la testa per arrivare a fine mese, ad avere la possibilità di non guardare al compagno di banco o al collega di corso come un soggetto in competizione ma come un possibile compagno di lotta!
E' questa la grande sfida che il 7 novembre ci lancia. Una sfida da raccogliere con l'impegno di chi non sarà mai un fannullone, per riportarlo in piazza tra sette giorni, il 14 novembre a Roma!
L'onda deve andare oltre, davvero oltre! Rompere gli argini dai quali si è generata e diventare Rivoluzione!
Stefano Perri, Coordinamento Nazionale FGCI
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