Le scuole pubbliche e statali potranno trasformarsi in Fondazioni ossia in enti privati senza fini di lucro, le scuole private potranno essere finanziate dallo Stato sostanzialmente al pari di quelle pubbliche, gli insegnanti, il cui numero viene definito impressionante, verranno assunti dalle singole scuole, si tenta di “annientare” degli insegnanti precari.
Questo il progetto del governo della destra sulla scuola italiana così come contenuto in un Progetto di legge presentato nel maggio scorso dall’onorevole Valentina Aprea, responsabile nazionale Scuola di Forza Italia, presidente della commissione Istruzione e cultura della Camera dei deputati, già sottosegretario del ministro Moratti. Una legge che, per i suoi aspetti fondamentali, sembra costituire l’interpretazione autentica e... preventiva del discorso programmatico tenuto dal neoministro Gelmini nei giorni scorsi in Parlamento.
Si tratta di un progetto che letteralmente sovverte dalle fondamenta la scuola pubblica italiana, che, contro il dettato costituzionale, la trasforma in senso privatistico intervenendo su tre aspetti fondamentali: risorse e finanziamenti, governo della scuola, insegnanti.
Risorse e finanziamenti. Viene usata una formula suggestiva e quasi accattivante per giustificare il finanziamento indiscriminato alla scuola privata: riallocare le risorse governative sulla base del criterio secondo cui esse seguono l’alunno. Già oggi le risorse (sia pur del tutto insufficienti) “seguono gli alunni” che frequentano la scuola pubblica; infatti lo Stato paga gli insegnanti, istituisce scuole, stanzia fondi per il diritto allo studio... Secondo il progetto Aprea una parte consistente di tali risorse dovrebbe essere sottratta alla scuola pubblica per “seguire gli alunni” che frequentano la scuola privata. L’esatto contrario di quanto avviene ora e di quanto prescritto dalla Costituzione italiana.
E se l’allocazione delle risorse costituisce il passo decisivo per colpire la scuola pubblica e statale e per procedere verso la privatizzazione del “sistema istruzione”, ad esso la legge Aprea ne affianca un altro drammaticamente esplicito: ogni scuola può costituirsi in Fondazione. Ovvero ogni scuola pubblica e statale può trasformarsi in «ente privato senza finalità di lucro» (la fondazione appunto), essere governata da un Consiglio di amministrazione definito e nominato dalla fondazione stessa e composto da enti pubblici e privati. Ovvero le singole istituzioni scolastiche pubbliche statali possono trasformarsi in ente privato, gestito privatisticamente e finanziato pressoché totalmente dallo Stato. Più chiaro di così!
Insegnanti. Nella proposta di legge il tema viene affrontato in modo “strutturale”. Ci limitiamo a sottolinearne alcune pesanti negatività. Il numero degli insegnanti viene definito «impressionante» e quindi sarà drasticamente ridotto, le nuove forme di reclutamento escluderanno oltre centomila precari. Si rischia di compromettere la libertà di insegnamento e la dignità professionale istituendo forme di valutazione fiscali, arbitrarie, del tutto controproducenti ai fini della qualità della scuola, non prevedendo assolutamente nulla per la formazione, l’aggiornamento in servizio, per efficaci e necessari sistemi di valutazione-autovalutazione degli ottocentomila insegnanti che operano nella scuola italiana. In compenso ogni scuola potrà assumere i propri insegnanti, per concorso o a contratto, si presume migliori e più numerosi per la scuole-fondazione che alle risorse statali potranno aggiungere le risorse di facoltosi soggetti privati.
Questi i tratti “eversivi” del progetto Aprea-Forza Italia. L’esatto contrario di cui la scuola e la società italiana abbisogna per superare la sua drammatica arretratezza culturale. Un progetto che nega una scuola qualificata alla maggioranza della popolazione, una scuola che sancisce il “merito della ricchezza” in luogo del “merito per le capacità”; una scuola non più luogo di socialità e democrazia e pluralismo ma di separazione per censo, idee religiose, forse anche per etnia. Un progetto che vuole una scuola che non solo pratica ma si fonda sul principio e persegue l’obiettivo della discriminazione classista, una scuola funzionale alla società della disuguaglianza e senza democrazia o con l’esercito per le strade. Per impedire che tale progetto si realizzi dovremo ancora una volta ripartire dalla scuola pubblica italiana, dalla sua storia e dal suo immenso patrimonio di civiltà, di cultura, di democrazia e pluralismo.
Piergiorgio Bergonzi
Responsabile nazionale scuola PDCI
Responsabile nazionale scuola PDCI
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