«Servono celle da usare per i manifestanti anti-Bush». E' la prima volta che avviene in Italia
Si fa spazio nel carcere romano di Regina Coeli, ma non per risolvere l'annoso problema del sovraffollamento. Si fa spazio in previsione della vista del presidente degli Stati Uniti George W. Bush
In questi giorni, in queste ore sono ben 220 i detenuti trasferiti o in attesa di trasferimento per lasciare liberi almeno due piani della settima sezione. E' il Garante regionale dei diritti dei detenuti, Angiolo Marroni, a denunciare l'esodo forzato «per consentire al carcere romano di far fronte agli eventuali fermi legati a possibili disordini e contestazioni».
Regina Coeli, come molti altri carceri italiani, è sovraffollato potrebbe contenere al massimo 800 detenuti ma spesso si sfiora la soglia dei mille. «E' da tempo che andiamo dicendo che Regina Coeli è un carcere sovraffollato. Visto quanto sta accadendo, basterebbe che un capo di stato venisse a Roma una volta al mese ed ogni problema sarebbe risolto» continua ironico Marroni.
Ecco come Roma si prepara all'arrivo, l'11 giugno, di Bush e come, chi di dovere, si appronta a gestire le manifestazioni (Genova purtroppo insegna) ovvero lasciando libere un po' di celle. Una notizia due volte allarmante innanzitutto perché lede la dignità e i diritti di detenuti trattati alla stregua di pacchi, «un'operazione assurda che non tiene conto di processi, famiglie e affetti» continua Marroni. Come se non bastasse, «per la maggior parte dei casi ad essere trasferiti sono detenuti appellanti o giudicabili, che dovranno dunque tornare a Roma per i processi che li riguardano, con inevitabili costose spese di trasferimento a carico dello Stato». In secondo luogo perché è un provvedimento “preventivo” nei confronti di manifestazioni e disordini presupposti.
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