domenica 24 febbraio 2008

L'Italia che lavora


Puoi credere che se Diego a quarant'anni viene licenziato in tronco lo Stato interverrà per garantirgli il diritto al Lavoro. Solo che le leggi dell'economia di mercato non prevedono interventi statali. Con buona pace per Diego, che non potrà più pagare l'affitto, o la rata del mutuo. Diego che la spesa chissà con quali soldi la farà. Diego che la sera, quando tornerà a casa, guarderà negli occhi sua moglie e i suoi figli, e scoppierà a piangere, perchè la vita sua e della sua famiglia è stata rovinata.
Non gli basterà sentire un politico in un salotto tv che decanta le lodi della giustezza e della correttezza dell'economia di mercato: questo non pagherà il mutuo, i libri e i giochi per i piccoli, il pane, la pasta, la luce, il gas. Quanto è bello quanto è giusto il libero mercato, dice quello in Tv.
Quelle parole fanno male due volte, perché è come dire che perdere il lavoro, i diritti e la dignità non è una cosa sbagliata, una cosa che ti distrugge la vita, no. E' una cosa giusta, dice quello in Tv.
Puoi credere che se Giulia decide di avere un bambino poi potrà riprendere il suo lavoro e potrà affrontare la maternità con la serenità e le garanzie di un assegno mensile.
Solo che per Giulia non c'è nessun assegno, perchè Giulia, quando dice al datore di lavoro di essere incinta, viene licenziata.
Al call center non pagano per gente che non lavora, le hanno detto. E pazienza se così non ci saranno soldi per la culla, per il passeggino, per gli omogeneizzati.
Da quando c'è la legge 30 al call center non pagano per gente che non lavora, punto e basta.
Vorrà dire che Giulia dovrà scegliere, o il figlio o il lavoro, e probabilmente deciderà di abortire.
Frega niente a nessuno del diritto di Giulia ad avere una famiglia.
Neanche a quei politici del centrodestra che hanno approvato la legge 30, e ancora meno a quelli del Pd che quella legge la potevano e la dovevano abrogare, e non l'hanno fatto.

Marcello Simula
foto da Google Immagini

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