Lettera di un giovane gay stufo di essere insultato
Scrivo di getto e pieno di rabbia. C’é bisogno di rispondere alle ultime bordate del nostro presidente del consiglio contro la scuola pubblica e gli omosessuali, con forza. Se sono in grado di scrivere questo articolo lo devo solo alla scuola di Stato, che mi ha dato le parole, i mezzi per formare ed esprimere i miei pensieri. E se oggi non mi vergogno di essere omosessuale anche questo è in parte merito della scuola pubblica, è lì che ho studiato Platone e Wilde , è lì che ho conosciuto la figura di Harvey Milk.
Voglio rivolgermi direttamente a lei signor Berlusconi: la deve smettere di tirare fuori i gay quando è in difficoltà coi sondaggi e con la sua coscienza. Non dico che debba necessariamente appoggiare le unioni civili e l’allargamento delle adozioni alle coppie dello stesso sesso, ma questioni così delicate non si affrontano urlando sguaiatamente ad un comizio, ferendo i sentimenti di milioni di cittadine e cittadine.
Non ha inoltre alcun diritto di ergersi a difensore della famiglia tradizionale data la sua condotta di vita non prettamente morigerata. E comunque i minorenni sono più al sicuro in mezzo all’amore di due uomini sposati e nelle scuole pubbliche che nella villa di un vecchio viscido. Per fortuna l’Italia è molto più avanti di Lei e del suo codazzo scodinzolante: è piena di genitori che amano i figli per quello che sono e di studentesse e studenti che sognano un futuro diverso, dove non è necessario prostrasi a qualche potente maniaco per realizzare i propri desideri.
Faremo anche noi la nostra rivoluzione: sarà un nuovo Risorgimento , una nuova Resistenza. E i suoi soldi non potranno comprare anche i nostri ideali, questa battaglia la vinceremo.
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