Ancora una volta un candidato della sinistra cosiddetta radicale la spunta sul PD. Cagliari non è Napoli e neppure Bologna, ma è pur sempre
una città di 160.000 abitanti, da sempre in mano al centro destra espressione della media e
alta borghesia delle professioni, del commercio che fa incetta di voti anche nei quartieri ultrapopolari come S.Elia.
La Cagliari “rossa” è emigrata da tempo nei grossi paesi dell'hinterland. Assemini, Selargius, Quartu, Monserrato, Sinnai, Capoterra, dove le case e gli affitti costano
meno. L'altra Cagliari, che non vota a Cagliari.
Eppure è accaduto, ha vinto Massimo Zedda, 35 anni, consigliere regionale di Sinistra Ecologia e Libertà da meno di due. Un “uomo nuovo”, giovanissimo per l'anagrafe politica sarda.
Ha annichilito il PD ed il suo candidato Antonello Cabras, 61 anni, di provenienza
socialista, per 11 anni segreta
rio regionale di quel partito, per due dei DS, per uno del PD, consigliere regionale per sette anni, per tre
presidente della regione, parlamentare alla quarta legislatura. Nemesi di Renato Soru alle primarie del PD del 2007. .
Eppure questa volta anche il tycoon di Sanluri si era espresso in favore di Cabras, in nome dell'unità del partito, per ripetere Bologna e non Milano o, peggio, Napoli.
Ma laddove lo stato maggiore pianifica non sempre l'esercito segue ed anzi l'esercito è ben poca cosa se è vero che alle primarie cagliaritane hanno votato complessivamente 5629 elettori, dei quali 1914, il 34,11% per il favorito Cabras.
Zedda, che di esercito non dispone, è andato a intercettare i suoi concittadini per le strade, e ne ha arruolati alla causa 2588 pari al 46,07%. Così ha vinto. Con una tecnica ex PCI, si chiamava campagna capillare, per la strada senza scorta.
E non può neppure parlarsi di effetto spaccatura nel PD. Entrambi i maggiori candidati avevano infatti competitors interni. Quello del PD ha raccolto 468 voti, pari al 8,3%, quello della sinistra a caratterizzazione autonomista dei Rossomori, l'avvocato Andreozzi 388 pari al 6,54%.
Semmai, vista la bassissima affluenza alle urne, può pensarsi ad un disimpegno, ad una insofferenza per l'indicazione del PD, agli epigoni di una guerra feroce all'interno di quel partito, che fu, secondo i più accorti, determinante nella giubilazione di Soru alle regionali del febbraio 2009.
Soru ha dichiarato l'armistizio, ma il corpaccione di Sardegna Democratica, l'area che a lui si riferisce, non ha saputo e voluto dimenticare. Una cosa molto sarda, in fondo.
I numeri assoluti, insomma, sono numeri da paese e non da capoluogo regionale, ma chi è in campo gioca la partita e gli assenti hanno sempre torto.
In proposito però Federico Palomba, segretario regionale di IDV e deputato ritiene che “La bassa affluenza ed i numeri assoluti dimostrano che ogni forzatura produce disaffezione negli elettori. Noi non abbiamo partecipato alle primarie perchè alle stesse si è arrivati in modo discutibile. Lo stesso dato del vincitore, con il dovuto rispetto per Zedda, e' infatti scarsamente indicativo. Non rinunciamo però a misurarci con il problema vero che è quello di vincere le elezioni e consegnare la città di Cagliari ad una nuova e buona amministrazione.”
Naturalmente, come a Milano, Napoli, Bologna, il centrosinistra Zedda non ha vinto elettoralmente ancora nulla, se non il diritto a misurarsi, in condizione di minorità, con un establishment tanto radicato da sembrare invincibile. Ma politicamente ha determinato molto.
Il coordinatore regionale di SEL, Antonio Attili, in proposito osserva: “Siamo soddisfatti e preoccupati nel contempo. Il coraggio è stato premiato. I numeri assoluti parlano di una disaffezione del cagliaritani dallo strumento delle primarie, ma decidere in 5000 è comunque meglio che decidere in pochi intorno ad un tavolo. Piuttosto per vincere le elezioni vere c'è bisogno del PD, e questi numeri ci inducono alla preoccupazione. Auspico che a tempo debito il PD sia pronto e motivato.”
Per la Federazione della Sinistra parla Oliviero Diliberto, cagliaritano, “Plaudo alla vittoria di Zedda. Essa dimostra che la sinistra non ha paura di andare in mezzo alla gente ed anzi che tra la gente si misura e vince. Massimo rappresenta una concreta speranza di rinnovamento per la sinistra e per la mia città. Sarò al suo fianco in campagna elettorale.”
Nelle foto: Massimo Zedda, Sel (in alto) e Oliviero Diliberto, Federazione della Sinistra (in basso)
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