giovedì 30 ottobre 2008

“IL GOVERNO CONVERTE IN LEGGE IL DECRETO GELIMINI: MA RIMANE SOLO UN’ OPERAZIONE CONTABILE”


Il Senato ha convertito in legge il decreto Gelmini, incurante della protesta che da qualche mese si è diffusa in tutto il paese contro la pseudo-riforma della scuola e dell’Università. Questo atto di arroganza manifesta tutto il disprezzo della destra al Governo per il confronto democratico e per le critiche e le riserve che sono state evidenziate da tutti gli operatori scolastici e dai genitori dei bambini delle elementari.

La Federazione Giovanile Comunisti Italiani di Alghero, pur sostenendo la necessità di un cambiamento profondo, ritiene di dover esprimere una serie di critiche alla Legge 137/08, più nota come Decreto Gelmini, sia nel metodo che nel merito del provvedimento, specificando che tale decreto, ora legge, non riguarda l'Università, che, viceversa, viene trattata, o maltrattata, come sarebbe meglio dire, nella Legge Finanziaria, già varata dal Governo ed in discussione in Parlamento.

Le critiche di metodo sono concentrate, principalmente, riguardo l'uso sbagliato del Decreto Legge, che va a regolare una materia di così vasto interesse generale, impedendo la discussione democratica, e che in realtà ha inteso mascherare una razionalizzazione dei costi della scuola, una pura operazione contabile, colpendo, oltretutto, in modo incomprensibile, un settore che era considerato un fiore all'occhiello della scuola pubblica italiana, ovvero la scuola elementare, facendole fare un salto indietro di 20 anni.

Riteniamo infatti che il ritorno al maestro unico riveli un’ idea distorta della società, mostri un tentativo di riduzione della complessità evolutiva tecnologico-scientifica degli ultmi anni, proponga al Paese un inaccettabile modulo scolastico con meno scuola, mettendo, in forse, il tempo pieno e con esso la vivibilità di migliaia di famiglie italiane. Invece che più scuola e di qualità, invece che distogliere fondi magari dalle spese militari, per investirli nell'istruzione pubblica, si fa l'operazione inversa, debilitando il futuro di tutti.

Perfino Bankitalia, oltre che Famiglia Cristiana, che ne ha chiesto a gran voce il ritiro, ha criticato la mancanza di investimenti e la pura operazione di bilancio che sottendeva il decreto Gelmini, il quale consentirà all'esecutivo di tagliare, in modo indiscriminato, nei prossimi anni, 87 mila posti e 400 cattedre e 44 mila e 500 posti di personale Ata: amministrativo, tecnico e ausiliario. Inoltre, saranno 240 mila i docenti precari delle graduatorie provinciali a pagare il salatissimo prezzo della 'razionalizzazione' delle risorse e gli 80 mila Ata che ogni anno consentono alle scuole di funzionare.

Per quanto concerne l'Università, il cui riferimento è la legge 133/08, la riduzione di fondi non è di poco conto: si tratta di 500 milioni di euro nei prossimi tre anni, che sale ad 1 miliardo 441 milioni e 500 mila euro se si considerano i prossimi 5 anni fino al 2013. A questo si aggiunge la limitazione del turnover al 10% per il 2009, al 20% per il 2010/2011 e 50% per quello 2012/2013 (art.66, commi 3, 7, 9) dei pensionamenti, il che significa giovani ricercatori senza carriera e costretti a fuggire all'estero molto prima di quanto già facciano oggi.

Ma ciò che maggiormente preoccupa è la trasformazione degli Atenei in Fondazioni private, la cui prima immediata conseguenza potrebbe essere “PIU' TASSE PER TUTTI”, giacché un privato non sarebbe disposto a rispettare il tetto del 20% sul Fondo Finanziario Ordinario dell'Università. Le Fondazioni private, inoltre, potranno diventare proprietarie di tutto ciò che prima era dell'Ateneo, compresi gli immobili, senza alcun onere (art. 16, commi 6 e 7) e lo statuto di ciascuna di esse potrà prevedere l'ingresso di soggetti privati nel CDA (art. 16, comma 6). Lasciare infine alla Fondazione l'assoluta libertà di decidere quali corsi implementare, non solo ridurrà in modo indiscriminato l'offerta formativa, ma potrà incidere sull'orientamento (politico-ideologico) dell'intero corso di studi.

In conclusione, la FGCI di Alghero è fra coloro che ritiene indispensabile che la protesta continui, in forme pacifiche e democratiche, e propone la convocazione degli Stati Generali della Scuola, per costruire insieme a docenti, insegnanti, studenti, genitori, un’ idea di scuola pubblica, che serva come momento di coesione sociale e di crescita culturale collettiva.

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