mercoledì 11 marzo 2009

La crisi finanziaria

La crisi finanziaria iniziata nel 2007 negli Stati Uniti d’America ha investito tutto il sistema economico finanziario. Una recessione senza precedenti, che ha prodotto gravi conseguenze sociali per le famiglie e le persone. Infatti l’Europa è malata gravemente, ed entro il 2010 il tasso di disoccupazione probabilmente salirà in modo vertiginoso.
I danni sono evidenti a tutti e servono interventi urgenti: bisogna partire da misure che evitino il ritiro prematuro dei lavoratori dal mercato di lavoro, dalla riforma del sistema pensionistico e degli ammortizzatori sociali. Queste misure però risultano insufficienti se parallelamente non si promuove l’auto-sviluppo, l’inclusione sociale e non si da il via alla regolamentazione dei mercati finanziari per evitare altre crisi sistemiche.
I mercati finanziari, infatti, sono profondamente cambiati rispetto al passato, ed il capitalismo industriale si è trasformato in capitalismo finanziario.
Tutti questi fenomeni sociali ed economici hanno portato alla “finanziarizzazione” della società; l’uomo è diventato ormai un “animale economico” che con il suo “egoismo razionale” ha creduto che il mercato si potesse auto-regolare senza l’intervento dello stato.
La finanza ci ha fatto credere che il rischio economico può essere cancellato, ed il “mito della performance” ci ha indotto a pensare che una cosa è sicura per il solo fatto di essere possibile.
Questa concezione dell’economia ha portato ad allontanare sempre più la politica dalle decisioni in campo economico: le conseguenze disastrose di certe scelte si riflettono sempre sui lavoratori e mai sui padroni!
Sono aumentate le categorie professionali soggette alla crisi e i salari sono sempre più bassi: il capitalismo ha rimosso ogni senso sociale che non si risolva nei suoi apparati.
Bisogna ripensare l’uomo come un fine e non come un mezzo, creando delle riforme del mercato del lavoro che proteggano i lavoratori dai nuovi rischi di esclusione sociale; è fondamentale, come dicono molti economisti, “separare i soldi dagli imbecilli”, cancellando l’onnipotenza della finanza dal mondo del lavoro. Solo così si potrà iniziare ad uscire dalla crisi.

Francesco Manos

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