Torna alla ribalta il caso del 16enne comunista affidato al padre.
Sollevato da un lettore del nostro blog, ci sembra giusto far sentire anche le voci discordanti.
Pubblichiamo, quindi, l'articolo integrale di SiciliaInformazioni:
Ragazzo affidato al padre, il giudice smonta il caso: "Che c'entra il comunismo? Mai fatto alcun riferimento"
"Nel mio provvedimento non esistono riferimenti diretti o indiretti all'appartenenza del ragazzo ad alcun partito o circolo. Non ho mai citato il Prc, né parlato di una sua militanza comunista. Non capisco come si possa montare una cosa simile". Il presidente della prima sezione civile del Tribunale di Catania Massimo Escher, che ha affidato al padre un ragazzino di 16 anni e il fratello di 11, nega che alla basa della decisione ci sia l'appartenenza dell'adolescente a Rifondazione Comunista. Nell'ordinanza di due pagine il magistrato fa cenno alla relazione redatta dall'Unità Operativa di Neuropsichiatria della Usl3 di Tremestieri Etneo "laddove - scrive - si segnalano le carenze genitoriali della madre dei due minorenni e la vita 'sregolata' del 16enne".
Nel provvedimento il giudice esemplifica citando: "l'irregolare frequenza scolastica, i mancati rientri a casa, seppure con il beneplacito materno e la frequentazione di luoghi giovanili ove è diffuso l'uso di sostanze alcoliche e psicotrope". "Dove è il cenno a Rifondazione? - si chiede il magistrato - i luoghi a cui si fa riferimento potrebbero essere bar, discoteche". "L'affido condiviso del ragazzo in questo caso - ha concluso - è stato escluso perché la madre aveva difficoltà a gestire il figlio". Nel provvedimento si stabilisce che la madre dei ragazzi, che vive con una terza figlia maggiorenne, debba concorrere al mantenimento dei due minorenni e si assegna la casa della donna all'ex marito.
da SiciliaInformazioni
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