giovedì 20 dicembre 2007

Dove tramonta il sol dell’avvenir

Era il 21 aprile 2007, data che sanciva lo scioglimento dei Ds e la nascita ormai prossima della nuova formazione, ovvero il Partito Democratico. All’epoca scrissi due righe sul mio blog, riflettendo sul significato di quell’evento:

“Giusto oggi si conclude a Firenze il Congresso dei Ds che sancisce lo scioglimento di quest' ultimi, nonché la posa della prima pietra nell'edificio del Partito Democratico […]. Lo riconosco: in questo fine settimana si è scritta la storia nel panorama politico italiano, nello specifico delle vicissitudini del Partito Comunista nel nostro Paese ma con stralci anche per gli altri Partiti. Andiamo con ordine.

Prima di tutto, il PD è un concetto che mi mette tristezza, da buon comunista italiano quale sono. E' inutile che Fassino insista sulla radice socialista e laica del nuovo soggetto: il Pd è (o meglio, sarà) praticamente il corrispettivo italiano dei Democratici statunitensi. Non mi stupirei se come simbolo facessero resuscitare l'asinello. Il Pd, di conseguenza, è il cavallo di Troia per le larghe intese: la presenza di Berlusconi, ospite d'onore(!) al congresso diessino (non un fischio o un insulto: infatti sul Corsera di oggi si rimarcava il fatto di come il PalaMandela fosse infarcito di politici di mestiere-assessori, sindaci, onorevoli-che sapevano quanto fosse controproducente creare polemica in un momento così delicato, tale che possa avere risvolti pure per l'attuale Governo) la dice lunga sulla fisionomia del Pd. Il grande simpatico […], in un'atmosfera pregna di volemose bene ha affermato di condividere le parole di Fassino, di essere "al 95%" convinto del progetto e pronto ad iscriversi. Parole scherzose, per carità, ma se le analizziamo bene leggiamo tra le righe la disponibilità, da parte di Forza Italia, di poter formare un esecutivo con il nuovo partito, considerando la natura democratica, moderata e riformista del monstrum. Può darsi anche che ciò non accadrà mai, ma potrebbe bastare una legge elettorale ad hoc ed uno sbarramento alto che estrometta i partiti estremisti e di contorno e voilà, il gioco è fatto: Pd da una parte, Forza Italia dall'altra, pronti entrambi a collaborare. Alla faccia di Gramsci.

D'altra parte, mi ha sinceramente commosso il discorso di Mussi, pur non avendo condiviso nulla della storia dei Ds. Tuttavia avvertivo nelle sue parole lo sconforto e la delusione di chi ha creduto in un progetto politico che potesse, diciamo, aggiornare i valori socialisti dopo l'89. E invece nel 2007 il Muro, almeno in Italia, è caduto di nuovo. In ogni caso, può
consolare lo sfigatissimo Ministro dell'Università il fatto che in caso vada in porto il suo progetto di partito socialista alternativo sicuramente non avrà problemi ad entrare nel Pse, mentre il Pd si ritrova nell'imbarazzante situazione di entrarci con un solo piede e l'altro fuori dalla porta in virtù di alleato (già mi vedo la scena: il Partito democratico sparso tra il Pse e il Ppe con i suoi onorevoli che si guardano in cagnesco al Parlamento europeo e i leader che si lasciano andare in una girandola di opinioni contrastanti tra loro. Ma insomma, è serio un Partito del genere? Che una parte appoggia Bayrou e l'altra Ségolene? Schizofrenia pura. […].)

In pratica, sento puzza di volpe nel mio pollaio. Come ho già detto, la benedizione di Berlusconi dovrebbe far suonare più di un campanello d'allarme nella sinistra intera. E allora mi permetto di fare esercizio di fantapolitica cercando di tratteggiare il panorama partitico post-pd (quest'ultimo ha l'unico pregio di dare una scossa e far gettare a qualcuno la maschera e mettere in chiaro le carte in tavola), alla luce di una già citata legge elettorale ad hoc:

Sinistra.

Anzitutto, con il Pd sparisce il centrosinistra come lo vediamo oggi, visto che ormai moderati e socialisti-comunisti si separano. Quindi potremmo avere:

- Partito Democratico (ex Margherita, ex-Ds, ex-progetto Ulivo. Dopo una batosta alle amministrative, Di Pietro abbandona ogni indugio e si unisce con l'Italia dei Valori. Franca Rame, per protesta, schiaffeggia il marito nel corso del suo ultimo spettacolo e gli requisisce il Nobel)

- Socialisti: e qui abbiamo due possibilità:
1) Ricostruzione del Psi come auspicato da Boselli. Maxi partito nato dalla fusione di Sdi, Socialisti mussiani, Socialisti di de michelis, quindi craxiani (Bobo Craxi entra, Stefania giura fedeltà eterna a Forza Italia), più qualche socialista quà e là sparso nei vari partiti. Il Psi nasce come soggetto laico,socialista e pacifista: De Michelis e Boselli sulle prime ci stanno, poi uno andrà con forza italia e l'altra busserà di nuovo alle porte dei Radicali;
2) Il Psi di Boselli da una parte, De Michelis e craxiani o si perdono in mille rivoli o formano un Psi speculare ma di destra, e mussiani dall'altra. Ciò ci porta anche al futuro di Rifondazione Comunista:

- Rifondazione, come affermato da Giordano sul Corsera di oggi [ricordo, il 21 aprile 2007, nda], accoglie i mussiani. Sorge però un piccolo problema: la radice comunista. In pratica abbiamo un aut aut: o Mussi e i suoi riaccettano la falce e il martello (dettaglio non da poco), oppure Rifondazione ci rinuncia e nascono i socialisti come erano ai tempi di Nenni (più o meno). A seconda di come si evolve questo bivio, abbiamo due ulteriori conseguenze:
1)Rifondazione rimane in pratica quella che è, con l'aggiunta solo dei mussiani; oppure
2)Terremoto in Rifondazione: abbandona la cosiddetta ala radicale, la falce e il martello e con Mussi crea un nuovo soggetto Socialista, ovviamente ancorato al Pse.

- A parte Rifondazione, del cui destino ho già trattato, Comunisti Italiani e Verdi posso creare la tanto sospirata Confederazione delle Sinistre […] con Rifondazione(se non viene rispettato il punto 2 di cui sopra) CI, Verdi, magari qualche trotzkista sulla via di Damasco (tipo il PCL) e forse Mussi e i suoi se non si realizza l'ampio ventaglio di opzioni già trattato. In ogni caso, spetterebbe a questo nuovo soggetto preservare l'eredità comunista in Italia (e se RC lascia per il socialismo senza falce e martello, tale eredità ricadrebbe interamente sul partito di Diliberto. […]).

- Battitori liberi: i Radicali (sorvoliamo sulle battute). In occasione di una qualsiasi elezione, poi, si alleano a piacimento con una o con quell'altra forza politica (tanto i diritti non hanno colore o bandiera, immagino la pensino così).

Centro.

Ho lasciato per ultimo l'Udeur, in quanto, come molti sanno, si propone la ricostruzione della Democrazia Cristiana (Partito Democratico permettendo). Quindi il padrone dell'ultimo feudo (Ceppaloni) rimasto in Europa, cioè Mastella, fonde il suo partito con Nuova Dc di Rotondi e qualche altro partitino centrista e transfughi da altre forze politiche. Questa mini dc, poi, visti i risultati al di sotto delle aspettative alle elezioni, si unisce definitivamente con l'Udc sempre più svincolato dal centrodestra. Risultato: centro perfetto, Democrazia Cristiana redux, disponibilissima a fare larghe intese con il Pd e la destra.

Destra.

- Forza Italia vuole il partito unico. Fini un po' fa il prezioso, poi dopo la fuga verso il centro di Casini fa armi e bagagli e porta una buona percentuale di An in gita ad Arcore, magari assieme a qualche fuggitivo dalla lega,dal centro e dalla sinistra moderata. Nasce il Pd di Berlusconi (Fi + parte di An + vari ed eventuali). In un ipotetico esecutivo di larghe intese con alto sbarramento i risultati sarebbero apocalittici ed esilaranti al tempo stesso: D'Alema con Berlusconi, Fini con Mastella, la Melandri con la Gardini.

- Terremoto ad An: Fini se va, Storace fa il Mussi della situazione e convince parte del partito e qualche colonnello a fare il correntone nero e a resuscitare l'Msi. La Mussolini coglie la palla al balzo, sotterra l'ascia di guerra tirata fuori ai tempi del Laziogate e unisce alternativa sociale ai transfughi. Si ufficializza il partito della destra estremista che accoglie anche qualche leghista.

- La Lega scompare a livello nazionale (sennò qui non se ne esce più).

Tutto questo è frutto della mia pura fantasia; in pratica, partendo dal Pd, ho tratteggiato il profilo di una vera e propria democrazia bloccata come ai tempi della Dc, benedetta dal proporzionale con sbarramento: Fascisti, Dc, Democratici, Comunisti, insomma.
Che l'Italia stia ormai andando in questa direzione?”

Ora, la sviste ci sono, ovvio, come pensare che la Lega possa sciogliersi a livello nazionale (totalmente impossibile, e me ne sono accorto dopo aver visitato il Veneto, roccaforte padana per eccellenza) o il non avere messo in conto la scheggia impazzita, ovvero Dini, però devo ammettere che su alcune cose sono stato abbastanza lungimirante. Certo, non ci voleva un paragnosta, però alcune parti mettono sinceramente i brividi, come quelle in cui ipotizzo l’unione tra Fi e Pd o il Pd di Berlusconi (sic) (in cui ho ragionato diciamo per eccesso), parti che trattano di eventi effettivamente plausibili. E’ ovvio però che la bozza di legge elettorale Veltroni-Vassalo difficilmente passerà grazie all’ostruzionismo dei piccoli e medi partiti, ma è ormai chiara la volontà del sindaco (nel tempo libero, dico io) di Roma e del nanetto di Arcore di stabilire in Italia un bipolarismo fittizio tra i due colossi, cioè il Partito Democratico e Forza Italia o qualsiasi formazione balzi in testa a Berlusconi ogni volta che è circondato dalla folla e ha un’auto a portata di mano. In pratica, la versione riveduta e corretta del Dalemone, che giocherebbe tra l’altro a vantaggio del cavaliere: anzitutto, con i comunisti fuori verrebbe meno la questione del conflitto d’interessi (e non mi stupirei se Veltroni avesse svenduto la tal questione in cambio di un accordo se non sulle riforme istituzionali almeno sulla legge elettorale), oltre ad altre spine nel fianco dell’ex capo della Cdl che verrebbero subito mitigate da una formazione antagonista a parole ma pur sempre democratica e liberale quanto lo potrebbe essere Fi; in secondo luogo, la decisione di fare del Pdl un network di partiti più che un ex-novo garantisce a Berlusconi un potere immenso considerati i vaghi requisiti per poterne entrare a far parte, ovvero essere moderati, il che autorizzerebbero qualsiasi formazione ad unirsi, esclusi of course i comunisti (c’è una piccola prova a suffragio di ciò che dico, piccola ma significativa: qui ad Alghero un movimento autonomista quale i Sardistas ha già dato l’adesione al Pdl. Poco per volta, mattone dopo mattone, il network si allarga) .

La situazione politica, insomma, non è buona. Cosa rimane a noi, che vogliamo salvare il buon nome della sinistra, o al limite salvarla punto e basta? Beh, per iniziare diciamo che stiamo partendo non male, peggio. Accantonare l’idea di un Partito Unico dei Comunisti, che è ormai diventata un utopia con buona pace di Marx, è stata una colossale zappata sui piedi, un boomerang il cui effetto negativo ci piomberà addosso alla prima occasione utile. Ma poniamo anche il caso di farsene una ragione, via, e passiamo alle altre opzioni, cioè la Confederazione oppure la Federazione. Anche qui, la strada più che in salita è praticamente da scalare, tra volontà di abbandonare la falce e martello da parte, in primis, dei bertinottiani (e qui mi riallaccio a quanto avevo scritto all’indomani dell’ultimo congresso dei Ds) , i deliri dei Verdi che vogliono per forza qualificare con un aggettivo al giorno la nuova formazione, lo sbottare della Sinistra Democratica, il protagonismo di Rifondazione e, da parte del PdCI, lo strappo sul welfare (che condivido pienamente, nel senso che mi sarei rifiutato persino io di votare un protocollo frutto di un compromesso al ribasso). E per fortuna che stiamo parlando di formazioni politiche vicinissime tra di loro. Non basta allora, a quanto pare, la paura di uno sbarramento al 5% esplicito o 10% implicito o un modello à la spagnola che divide l’Italia in 100 collegi per creare unità.

Il solito brutto vizio della sinistra: si cerca la collaborazione reciproca solo in vista di un rischio o di un pericolo imminente. Che poi ciò si chiami Berlusconi o legge elettorale poco importa. Tra l’altro, ed è un’altra grave colpa di cui a mio avviso si sta macchiando l’ala comunista, la formazione della sinistra unita è stato un processo frettoloso, poco pianificato, proceduto per inerzia, e siccome la fretta fa partorire alla gatta i gattini ciechi, ecco che l’8 e il 9 si riuniscono gli Stati Generali della Sinistra per far nascere il nuovo soggetto. Così, di botto. E resta, comunque vada, l’amarezza di non aver colto l’attimo nei tempi giusti, di aver mandato all’aria quel desiderio di unità espresso dal milione di persone scese in piazza il 20 ottobre, di assistere ad una corsa contro il tempo mentre la scena politica viene occupata da nani e ballerine, comunque più accorti e risoluti di noi.

Tenendo poi conto che la stragrande maggioranza degli italiani preferirebbe sentir parlare di problemi concreti che riguardano il loro Paese, piuttosto che di accordi, fusioni e frammentazioni di partiti. E questo, mi pare, non è certo un dettaglio irrilevante.


Luca Santoro

2 commenti:

Giovani Comuniste/i Sassari ha detto...

ciao compagni! bel blog! Andrèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè!!! fatene uno provinciale!
hasta luego
GC Sassari

Anonimo ha detto...

a breve faremo anche il provinciale