domenica 23 gennaio 2011

Una scuola pubblica sempre più umiliata e offesa

Oggi su “Repubblica” sono comparsi due articoli, uno sopra l’altro, entrambi dalla portata tragica ed evocativa. Uno riportava sottoforma di cronaca ciò che già sapevamo sulla situazione di tremendo sovraffollamento nella quale versano la stragrande maggioranza delle classi in Italia; l’altro invece documentava come a Napoli, nella zona di Forcella dove è riscoppiata una guerra tra clan, i ragazzi non vadano più a scuola da settimane perché i genitori li tengono reclusi in casa per paura di consegnarli alle statistiche sui morti per mafia.

Sono due situazioni, per quanto diverse, che disegnano come la mano di un pittore un quadro strambo e allucinante su che razza di Paese siamo diventato.

Una legge appena approvata ha aggravato una situazione già pesante invece che darne una risoluzione; decine di migliaia di docenti sono stati e saranno licenziati mentre gli alunni aumentano in ogni scuola, e per questo le classi diventano veri e propri pollai, con un numero di studenti che varca la fatale e “legale” soglia dei 25 (elevabile a 29) studenti per aula, arrivando a 32, 35, se non oltre quando per risparmiare sulle supplenze l’insegnante viene gentilmente invitato dal dirigente scolastico ad accorpare le classi e svolgere un’unica lezione. E’ una situazione vergognosa, che fa scempio di ogni minima regola di buonsenso sulla sicurezza, senza tener conto della metodologia di insegnamento che non permette la trasmissibilità di alcun saper, disincentiva i ragazzi e da un colpo oltre ogni ragionevole limite alla pazienza e alla professionalità dei docenti.

La situazione di Forcella, per quanto diversa, è però l’altra faccia di una medaglia che non ha facce buone. Lì le famiglie sono lasciate sole dallo stato e dalle istituzioni, come in tante altre zone di mafia. La scuola potrebbe e dovrebbe essere il luogo del riscatto sociale e culturale di un quartiere vittima degli istinti predatori di quella montagna di merda chiamata camorra, a patto però di poterci arrivare a scuola senza essere colpito per strada da un proiettile vagante. Un vero e proprio coprifuoco, con i genitori che scortano i figli, i negozi che chiudono, perfino il catechismo che resta deserto. E questo sembra lasciare indifferenti i più, non infiamma le coscienze dei tanti; in un paese normale non dovrebbe succedere, e se succedesse per davvero si mobiliterebbe una nazione intera con le istituzioni in testa pronte a risolvere un problema che infamerebbe qualunque paese civile. Si fa tanta retorica sull’importanza dell’infanzia, i talk show sono pieni di caricaturali buone intenzioni vendute un tot al chilo, la famigerata categoria dei “bambini” viene tutelata a parole dai più importanti tuttologi mediatici dei quali questo paese dispone, ma poi non si fa nulla se agli stessi bambini la camorra impedisce di andare a scuola. E la camorra ringrazia

Il punto centrale è che ci ritroviamo una scuola pubblica abbandonata e umiliata, sovraffollata e fatiscente, dequalificata e a rischio; sappiamo chi dobbiamo ringraziare, sappiamo chi sono i colpevoli. E al contrario di quello che diceva Pasolini sui responsabili delle stragi di Brescia e Bologna abbiamo anche le prove: si chiamano legge Moratti e Gelmini, e il mandante è sempre lo stesso: inizia per B.


Gian Piero Cesario

Responsabile Nazionale Scuola FGCI

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