giovedì 16 dicembre 2010

Un non infiltrato di nome Ivan

Non era l’infiltrato.
Quel ragazzo col giubbotto marrone chiaro e la clava che ieri molti – fra cui la sottoscritta – hanno indicato come l’infiltrato è un minorenne di nome Ivan. Questo è quello che dicono oggi tutte le fonti ufficiali. A me sembra che davanti agli occhi mi abbiano messo un dito per impedirmi di guardare la luna. E la cosa non mi piace. Perché le foto non hanno ripreso solo l’infiltrato sbagliato, ma anche carabinieri con pistole sguainate. Sbagliati anche loro?Comunque sia con questa storia siamo obbligare a fare i conti. Abbiamo indicato come infiltrato un ragazzo che non c’entrava nulla. Grave, da parte nostra. Abbiamo agito frettolosamente e con superficialità. Chiediamo scusa. Ma visto che il ragazzo col giubbotto non c’entra, bisogna credere che gli atti di violenza siano esclusiva colpa degli studenti? Io non ci credo. Credo che una sequenza errata di foto – fra l’altro pubblicata dall’autorevole repubblica.it – non possa far diventare notte il giorno e giorno la notte. Riepiloghiamo.


In tutta Italia nei giorni passati il movimento degli studenti ha manifestato contro un’indecente riforma dell’università. Lo ha fatto pacificamente, tra l’altro con splendide trovate, come quella dei cartelloni con su scritti i titoli di tanti capolavori. Sono saliti sui tetti, hanno fatto i turni per sopportare freddo e stanchezza, hanno tentato di entrare nei Palazzi del Potere. Sempre pacificamente. Infine è arrivato il 14. Un corteo immenso è sfilato per più di quattro ore senza il benché minimo incidente. Poi, all’improvviso, è scoppiata la guerriglia. Auto incendiate, bancomat sfasciati, blindati in fiamme, sanpietrini divelti. Sui media di oggi i ragazzi del movimento sono diventati tutti delinquentelli e noi la solita sinistra che grida al complotto e si tiene le serpi in seno. Saviano si impegna su Repubblica in un lungo predicozzo in cui dice tutte cose giuste ma che con quello che è accaduto non c’entrano assolutamente niente.Lo sa, Saviano, che polizia e Viminale parlavano da giorni di infiltrazioni, di black block? Perché lo hanno fatto se i black block sono diventati il parto della fantasia di una sinistra malata, ambigua, tollerante e buonista verso la violenza?

Temo che il dito che mi hanno messo davanti alla faccia serva per non farmi (farci) sapere cos’è davvero avvenuto. Guardate, la butto giù dura: alcuni studenti hanno compiuto atti di violenza, alcuni hanno anche applaudito, ed hanno con ciò oscurato malamente quanto di straordinario avevano fatto nei giorni passati. Ma la verità non è tutta qui, non è solo questa. Chi, come me, ha guardato in faccia le ragazze e i ragazzi che sfilavano, non crede neanche un po’ alla storiella che oggi ci propinano alcuni giornali, primo fra tutti Europa che con esultanza titola “Non c’erano né infiltrati né sobillatori”. So, sappiamo, che la violenza si infiltra nei movimenti e a volte riesce a farsi forte della rabbia. Martedì qualcosa è successo perché la rabbia diventasse ingestibile.

Il tentativo, ora, sarà di chiuderla qui, in modo che quando il ddl Gelmini arriverà alla Camera il movimento si senta troppo bastonato per riprendere la contestazione. La brutta politica, un film tra l’orrore e la comicità assoluta, potrà continuare indisturbata i suoi giochini.

Manuela Palermi

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