Egregio signor Presidente,
il 2 giugno, Festa della Repubblica, celebriamo la nostra comunità nazionale, le nostre istituzioni democratiche, tutte. Sventoliamo il tricolore e rileggiamo la nostra costituzione.
Guardiamo alle massime cariche istituzionali sperando che esse possano sempre essere ricoperte dai migliori tra noi, ai corpi militari che vogliamo fedeli ai valori democratici e costituzionali, alle forze dell'ordine, ai magistrati, a tutti coloro che rappresentano per ruolo e funzione la repubblica.
In questa occasione è anche giusto guardare a quanti, nelle istituzioni di ogni livello, cercano di rappresentare i cittadini al meglio, rispettosi del mandato ricevuto e consapevoli delle responsabilità che ad esso conseguono. Sono tempi difficili per la rappresentanza democratica e per la buona politica, stretta nella morsa della corruzione e del malcostume dilagante e nondimeno mortificata dal qualunquismo e dall'indifferenza.
E' comunque necessario che in questa occasione di festa la comunità nazionale guardi anche a sé stessa, oltre che alle sue espressioni istituzionali, affinchè ciascuno possa riflettere non solo su ciò che lo stato può fare per lui, ma piuttosto su quanto ognuno può dare e fare perchè la repubblica sia migliore. Ciò a cominciare dal non solidarizzare più con gli evasori fiscali, dal non votare più per politici cialtroni elargitori di promesse e favori individuali, dal non deturpare più il paesaggio e l'ambiente per la smania di possedere, dal fare quotidianamente ed al meglio il proprio dovere.
Egregio Presidente, possiamo tutti convenire sul fatto che ciò che tiene insieme questa nostra comunità attraversata da comprensibile preoccupazione per il futuro, sfiducia nella politica e nelle istituzioni, conflitti tra poteri dello stato, soggezione alla criminalità organizzata ed ai poteri occulti, misteri irrisolti e vittime dimenticate, è la solidarietà di cui siamo ancora capaci. Quella stessa che all'alba della repubblica ci ha salvati dalla fame e dal sottosviluppo e ci ha consentito di ricostruire il paese sulle macerie lasciateci dal fascismo e dalla guerra.
Ecco, signor Presidente, in nome di quella solidarietà avrei preferito che la parata ed i festeggiamenti per il 2 giugno fossero, per quest'anno almeno, annullati e tutte le risorse materiali ed umane fossero indirizzate ai nostri fratelli d'Italia colpiti dal terremoto. Se le fondamenta della repubblica poggiano sulla solidarietà le sue istituzioni non crollano neppure sotto il terremoto, ritengo. Occorre fidarsi delle buone fondamenta, anche se la facciata dei palazzi non è, per una volta, tirata a lucido. La repubblica non è nelle divise, nei cerimoniali, nella solennità, essa vive ogni giorno nel nostro sapere essere comunità.
Tanto ho sentito di dover dire con il rispetto dovuto alla sua carica ed avendola a suo tempo votata, signor Presidente.
On. Elias Vacca, deputato della XV legislatura.
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