sabato 3 settembre 2011

Elias Vacca (PdCI-FdS): «L’imbroglio del referendum. I cittadini vogliono le preferenze non gli inganni»

È in corso una campagna referendaria per la abrogazione della legge elettorale vigente, cosiddetto “porcellum” dalla definizione “porcata” che ne diede il suo poco nobile padre Calderoli, ed il conseguente ripristino della legge elettorale detta “mattarellum” dal suo principale artefice Mattarella. Il movimento referendario trae buoni auspici dal successo degli ultimi 4 referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento.
I promotori, uno schieramento variegato che spazia da sinistra a destra, affermano che qualora la loro proposta raccogliesse le firme e poi il quorum ed i voti necessari gli elettori sarebbero reintegrati nella possibilità di scegliere i loro rappresentanti al parlamento e così por termine alla odiosa modalità di voto per liste bloccate.
Nulla di più falso. La legge elettorale che tornerebbe in vigore, in caso di esito positivo del referendum, è quella già sperimentata nei turni elettorali del 1994, 1996,2001 e prevede che il 75% dei parlamentari siano eletti mediante sfide dirette nei collegi uninominali ed il 25% con metodo proporzionale e liste bloccate.
Degli eletti con la quota proporzionale non val neppure la pena discutere, il sistema resterebbe immodificato.
Ci occupiamo allora del sistema per collegi uninominali. Va pur bene che gli italiani sono diventati un popolo di corta memoria, ma io ricordo benissimo come, per effetto di quella legge, I partiti, quegli stessi partiti che oggi propongono liste bloccate, dopo aver chiuso le trattative a livello nazionale ed avere piantato le loro bandierine sui collegi come se si giocasse al Risiko, calavano i loro candidati sul territorio dimodochè gli elettori si ritrovavano l’alternativa tra il votare un candidato loro poco gradito per collocazione o per caratteristiche individuali o favorire lo schieramento avversario, con conseguente incremento del disincentivo al voto ed aumento, almeno potenziale, dell’astensione.
Per fare un esempio gli elettori di centrosinistra orientati verso la sinistra potrebbero ritrovarsi in casa un Calearo o una Binetti, e quelli moderati Vendola o Diliberto. Alternativa votare centrodestra o non votare affatto. Quali sconquassi ciò produca, soprattutto nel campo del centrosinistra, oggettivamente meno omogeneo culturalmente ed ideologicamente del centrodestra, lo dovrebbero capire tutti. Soprattutto lo capisce bene l’On. Mario Segni, che è stato ed è tra i più attivi sostenitori del referendum ed è nel centrodestra.
Passeremmo dunque da un sistema caratterizzato da una pluralità di liste bloccate ad un altro per candidati (due o al massimo tre) bloccati. lo spazio di scelta sarà ancora inferiore e la regia romana dei satrapi ancora maggiore. Ovvio che i soliti noti sceglieranno, come sempre collegi blindati per sè ed i più stretti collaboratori.
Già vedo nel mio collegio Veltroni contro Tedde. O Giudici contro Tremonti. O semplicemente Daga contro Usai. Ma perchè devo sempre votare per il meno lontano..?
Gli elettori, al contrario, chiedono da gran tempo ad alta voce, ed io sono d’accordo, la reintroduzione delle preferenze in un sistema proporzionale depurato della truffa del premio di maggioranza (oggi peraltro attribuito alla più consistente delle minoranze). La loro domanda è elusa e si prefigura il ritorno della politica dei notabili. Quanto l’esito elettorale in un collegio sia influenzato dalla disponibilità di risorse economiche del candidato è chiaro a tutti in partenza.
Insomma, questa vocazione degli elettori ad arruolarsi col primo che avanza una proposta di modifica della legge elettorale anche se è, strano a dirsi, perfino peggiorativa ed elusiva della giusta domanda di ripristinare le preferenze davvero non la capisco.

Elias Vacca
Direzione Regionale PdCI-Federazione della Sinistra Sardegna

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