venerdì 15 maggio 2009

Finanziamenti alla scuola privata. Maggioranza, Udc e Idv aumentano i fondi

Lunedì 11 Maggio 2009 17:21
di Alessandro Bongarzone


Roma - Lo scorso 6 maggio, venerdì, la Camera dei Deputati ha dato il “via libera” a tre diverse mozioni sulla scuola: una di maggioranza e due d’opposizione, Udc e Idv che, con toni diversi e facendo ricorso a diverse modalità, chiedevano il ripristino di quanto tolto alle “paritarie” da Tremonti (13,4 milioni di euro, avendone restituiti 120 dopo la bagarre armata dai vescovi italiani) nella scorsa finanziaria.

Bocciata, invece, dall’assemblea di Montecitorio i documenti presentati dal PD e dai deputati radicali.

Così, mentre l’Esecutivo taglia 8 miliardi (e 134 mila posti in tre anni) alla scuola pubblica il Parlamento, bontà sua, sapendo che il ministro del tesoro sta lavorando al nuovo testo della finanziaria 2010, per non farsi cogliere impreparato, gioca d’anticipo e impegna il governo perché nei prossimi mesi accresca i finanziamenti alle scuole private, se non è possibile allargare ulteriormente i cordoni della borsa, almeno per una quota pari a quella che manca all’appello (13,4 milioni, appunto).
La mozione di maggioranza, comune a PDL e Lega, primi firmatari i capigruppo: Fabrizio Cicchitto e Roberto Cota, chiede al governo di “realizzare interventi volti a facilitare e promuovere le condizioni per l’effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie fra scuole statali e paritarie” e di “recuperare le risorse mancanti affinché la situazione dei finanziamenti alla scuola paritaria per il 2009 ammonti sostanzialmente a quelli assegnati nell’esercizio finanziario 2008”. La mozione indica, anche, le modalità con cui restituire il “maltolto”: buoni scuola “per la copertura, in tutto o in parte, dei costi di iscrizione e di frequenza in scuole paritarie” e detrazioni fiscali a favore delle famiglie che iscrivono i figli presso scuole paritarie “in
misura adeguata - si legge nel testo approvato - a ridurre significativamente gli oneri e calibrate a scalare per le famiglie con i redditi più bassi”.

Non di molto differisce la seconda mozione approvata, quella dell’UDC, che impegna il governo a “a garantire la certezza dei finanziamenti e dei tempi di erogazione delle risorse per le scuole paritarie e l’equivalenza con le altre istituzioni formative, anche europee” e “ad adottare iniziative per prevedere in tempi rapidi il ripristino integrale delle risorse sottratte alle scuole paritarie dalla manovra economica”. Ma i centristi vanno oltre e, più liberali dei liberisti, chiedono un impegno concreto perché vengano adottati “provvedimenti volti a garantire un’effettiva libertà di scelta della scuola da parte delle famiglie” anche attraverso la previsione di “strumenti di finanziamento alle famiglie per la scelta della scuola nell’ambito del sistema nazionale di istruzione”.

Si tratta di uno stranissimo e ben più che classista concetto di libertà e di welfare quello che propongono lor signori ma che, a ben vedere, ha a che fare con l’eterno vizio dei ricchi di far pagare ai poveri i loro lussi e le loro scelte per cui, dopo aver ottenuto il rimborso fiscale per la donna di servizio, chiedono, oggi, il rimborso per le loro “rette” scolastiche da milioni di euro a discapito, ovviamente e manco a dirlo,
delle risorse per la scuola pubblica.

Ispirata al principio si sussidiarietà, ma non per questo meno grave e pericolosa per il sistema pubblico, la terza mozione - approvata con l’assenso del governo - presentata dall’Italia dei Valori che chiede all’esecutivo d’impegnarsi ad “intervenire per garantire l’efficienza scolastica a tutti i livelli ed il ruolo di aggregazione sociale e civile svolto dal sistema formativo italiano” ma, e qui sta il pericolo, “a sostenere lo sviluppo dell’iniziativa privata nel settore formativo”. Come a dire, visto che nella scuola non c’è la Cassa Integrazione, ovvero alcun incentivo all’assunzione, troviamo una forma per dare qualche soldo di sostegno a questi “imprenditori”.
Bocciata, manco a dirlo, la mozione del PD che chiedeva di “ripristinare tutte le risorse per le scuole paritarie e degli enti locali (comprese quelle destinate alle sezioni primavera, al diritto allo studio in tutte le sue articolazioni e al contrasto della dispersione scolastica) varate dal Parlamento all’epoca del governo Prodi, erogandole prioritariamente alle scuole che svolgono il servizio senza fini di lucro e che, comunque, non sono legate a società aventi fini di lucro o da queste controllate” ma, soprattutto - crediamo noi - perché chiedeva, in primo luogo, di “ripristinare le somme destinate alla scuola pubblica decurtate con la finanziaria”. Nella mozione del PD era presente anche la richiesta - contenuta anche nella mozione radicale - di “disporre un approfondito e continuo controllo e monitoraggio, oltre che una puntuale indagine ispettiva in tutta Italia, al fine di individuare ed eventualmente reprimere gli episodi di cattiva gestione di scuole paritarie, che, non rispettando le norme, risultano essere solo dei costosissimi diplomifici”.



da http://www.dazebao.org

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