lunedì 23 maggio 2011

La Fgci verso l'assemblea del 4-5 giugno

Dispositivo approvato dal Coordinamento nazionale della Fgci

La Fgci investe, attraverso la partecipazione attiva, sul soggetto unitario delle lotte della nostra generazione e dà mandato all'Esecutivo nazionale di lavorare su nome e simbolo. A partire dall'assemblea di fondazione del 4 e 5 Giugno, ci impegniamo a costruire l'associazione in tutti i territori e a procedere al tesseramento, nelle modalità che saranno decise negli organismi.
Compiamo questo passo a conclusione di un lungo percorso di collaborazione con i Giovani Comunisti che, con risultati e gradi di avanzamento diversi sul territorio nazionale, ci ha messo in condizione di superare le fratture del passato tra i partiti di riferimento e di sperimentare forme di unità originali, se pur nell'ambito della Federazione della Sinistra. Nei lunghi anni del berlusconismo e della crisi della sinistra abbiamo dovuto fronteggiare un crescente isolamento dei comunisti, anche in ambito giovanile, negli ambiti sociali e culturali. Le nuove generazioni sono meno informate riguardo le nostre posizioni politiche e spesso dei connotati più elementari di un'organizzazione comunista.
Eppure, trovando conferma anche dagli esiti elettorali dell’ultima tornata di amministrative, possiamo assumere che le nostre idee e la nostra identità, quando messe al servizio di battaglie concrete e conquiste possibili, superano la diffidenza e l’ostracismo (recuperando terreno nella base elettorale di riferimento) e sfidano ogni censura mediatica o tentativo di oscuramento.

Le nostre rivendicazioni vengono spesso condivise da ampie fasce di popolazione, ben oltre i nostri confini organizzativi o elettorali, e in particolare da giovani che iniziano a confrontarsi senza più filtri con le pesanti questioni sociali aggravate dalla crisi e dal governo della destra.
Si avverte in gran parte della popolazione la necessità di voltare pagina rispetto agli anni del berlusconismo, di lavorare ad una politica alternativa e dell’alternativa.
Il movimento studentesco di quest'autunno non ha solamente contestato la legge Gelmini che tagliava e privatizzava – in linea con le politiche degli ultimi 15 anni - di fatto dequalificando ulteriormente il sistema della formazione, ma ha posto con forza la condizione di una generazione privata del diritto al futuro, a partire da una critica radicale al sistema di sviluppo. Non è automatico, tuttavia, che il variegato mondo che ha animato le proteste studentesche e ha espresso una inequivoca radicalità, trovi rappresentanza e talvolta agibilità nei nostri partiti; l'idea di soggetto della nostra generazione nasce proprio per colmare questa distanza, evitare il rischio dell'autoreferenzialità e contrastare le derive verso l'antipolitica. Infatti, la perdita di credibilità della forma partito, dovuta in larga parte all'inadeguatezza dei partiti di opposizione presenti in parlamento e al nostro oscuramento, ci impongono di costruire forme nuove e adeguate a contrastare una tendenza funzionale unicamente alle forze liberiste e reazionarie.
Tuttavia, in ambito giovanile la mobilitazione non si limita a quella del comparto della conoscenza – che quest’anno e in quello scorso ha raggiunto un livello qualitativo anche dal punto di vista politico senza precedenti recenti – ma si estende ormai anche ai precari. Nascono, in numeri ridotti ma significativi, coordinamenti di precari, iniziative di vertenza, reti che dimostrano l’esistenza di uno spazio, se pur ancora molto stretto e difficile da percorrere, nella battaglia contro il precariato e per l’organizzazione collettiva dei lavoratori atipici.
Questo è il mare in cui nuotano le nostre idee, in cui possono maturare, trovare forza e riconoscimento le nostre posizioni, in cui può crescere la nostra organizzazione e il nostro progetto di ricostruzione di una forza comunista moderna e organizzata.
Costituire un soggetto generazionale di natura associativa, in forma di rete, insieme ai Giovani Comunisti, a realtà territoriali e singoli, che si occupi delle battaglie sociali comuni, degli eventi culturali e aggregativi, di forme di militanza sociale territoriale è per noi il metodo di metterci in connessione immediata e dialettica con questo mare e contribuire ulteriormente a quella 'connessione sentimentale' con il nostro popolo che ultimamente si è indebolita.
Per questo si tratta di una scelta strategica, con la duplice funzione di rafforzare la capacità immediata di fare battaglia politica della FGCI in un fronte ampio, riunito su una piattaforma politica condivisa, e metterci in contatto con le ragazze e i ragazzi più giovani e in modo più qualificato, per rafforzare in prospettiva anche le fila della nostra organizzazione.
Costruiamo un soggetto della e per la nostra generazione in coerenza con l'ultimo documento congressuale e con l'analisi approfondita in questi anni dell’attuale fase economico-politica del nostro paese, in cui prioritariamente (ma non solo) le nuove generazioni stanno impattando con un deciso giro di vite della restaurazione delle condizioni del lavoro: la condizione generazionale, dentro la condizione di classe, ha assunto proporzioni enormi.
Stiamo attraversando il coronamento della fase regressiva dei diritti, segnata dallo smantellamento dei diritti del lavoro di pari passo con quello del sistema dell’istruzione, che tendono ad un “ritorno all’800” nella concezione del ruolo della classe lavoratrice. Il modello Marchionne e la riforma Gelmini sono due aspetti perfettamente simmetrici di questo processo, a cui fa da sfondo l'imbarbarimento della nostra democrazia, in cui episodi di intolleranza razziale e sessista sono la norma e spesso sono tollerati dalle destre.
Assistiamo ad un progressivo impoverimento del tessuto culturale in cui si innestano preoccupanti rigurgiti di xenofobia, omofobia e sessismo che compromettono l'agibilità democratica di un paese in cui la pervasività e l'invadenza del berlusconismo hanno permesso il ritorno ad un nuovo Medioevo culturale, arrivando ad intaccare e ridefinire in senso deteriore perfino i rapporti tra i sessi, relegando al margine dell'agenda pubblica le tematiche di genere.
Nuove soggettività deboli sono oggi le giovani donne, studentesse e lavoratrici, le quali sperimentano quotidianamente la difficoltà di vivere in un paese che “non è un paese per donne”: la vita in rosa in Italia è una sorta di percorso ad ostacoli, disseminato di elementi omofobi, sessisti, violenti e pregiudiziali.
Ci imponiamo il compito di rilanciare con forza le battaglie per la salvaguardia del diritto a vivere pienamente la condizione di donna in un paese che ne tuteli l'uguaglianza sostanziale e che garantisca che la soggettività del femminile si esprima appieno, in tutte le sue sfumature.
Ciò significa rendere dirimenti le battaglie sul lavoro ed i diritti ad esso connessi (l'aumento dei salari ed ed il loro adeguamento agli standard “maschili, il blocco dello smantellamento dello statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, la difesa della contrattazione collettiva), sulle misure di sostegno alla maternità (asili nido gratuiti e garantiti, valorizzazione dei congedi di maternità e paternità), sull'istruzione che sia pubblica, egualitaria, che elimini le discriminazioni e premi il merito ma anche e soprattutto le lotte sull'autodeterminazione e la libertà di scelta (RU 486, difesa della legge 194, lotta alle ingerenze ecclesiastiche, difesa dei consultori materno-infantili).
Uguale e pari attenzione meritano inoltre, nello strutturarsi di questa nuova esperienza collettiva di partecipazione, le tematiche relative al mondo GLBTQI, verso le quali dovremo sviluppare una particolare sensibilità, a partire dal Roma EuroPride.
Viviamo una situazione emergenziale di attacco costante e violento all'autodeterminazione e alla libertà di scelta, sferrato da politiche reazionarie e clericali, che dobbiamo fronteggiare unendo lotte e vertenzialità nel tentativo di bloccare l'avanzamento di una precarietà che è diventata condizione esistenziale prima ancora che sociale.
Ci mettiamo al servizio di questo processo, dunque, non per annullare le nostre diversità, ma per metterle a frutto in un progetto di cambiamento.

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